Quando i genitori falliscono – La nascita del senso di colpa nel bambin@
- Enrico Fonte

- 10 ott
- Tempo di lettura: 3 min

Il concetto di giustizia per il bambin@
Per un@ bambin@, la giustizia non è un principio astratto, ma un’esperienza incarnata. Un@ genitore è giust@ quando è emozionalmente presente, coerente e capace di riconoscere e rispondere ai bisogni fisici e psichici del bambin@.
Quando questo accade, nasce un senso di dignità profonda: “valgo, sono degn@ di cura, posso fidarmi del mondo”.
Ma quando questi bisogni vengono sistematicamente disattesi o negati, la mente infantile si trova davanti a un dilemma insostenibile: com’è possibile che chi dovrebbe proteggermi mi ignori, mi svaluti o mi ferisca?
La risposta più accessibile, perché meno dolorosa, è spostare la responsabilità su di sé. Nasce così il meccanismo della vergogna primaria: “non sono degn@ di essere amat@ → è colpa mia”.
La vergogna come scudo contro il caos
Assumere la colpa non è solo un effetto, ma una strategia psichica. È un modo per dare senso al disordine affettivo.
Se il problema sono io, allora c’è speranza: posso migliorare, cambiare, meritarmi l’amore. Ma se il problema è fuori – se chi mi ama è imprevedibile, freddo, incoerente – allora il mondo diventa pericoloso, e l’angoscia ingestibile.
Winnicott: meglio essere cattiv@ in un mondo buono
Secondo Donald Winnicott, è preferibile per un@ bambin@ credere di essere "cattiv@" in un mondo governato da adult@ "buon@", piuttosto che sentirsi "buon@" in un mondo dominato da figure caotiche o malevole.
È un compromesso doloroso ma protettivo. Il senso di colpa diventa così una soluzione affettiva, una scelta inconscia per mantenere l’illusione di un ordine emotivo e relazionale.
Klein: la colpa come nascita della coscienza morale
Melanie Klein mostra come, nello sviluppo affettivo, il bambin@ prima scinda le figure genitoriali in “buone” e “cattive” (posizione schizoparanoide), e solo in un secondo tempo integri queste parti contraddittorie (posizione depressiva).
È in questo passaggio che nasce il senso di colpa autentico: quando si scopre che la stessa persona può essere amata e temuta, nutriente e dolorosa. La colpa, allora, non è più solo difensiva, ma diventa parte dell’integrazione emotiva.
Bion: quando manca il contenimento
Wilfred Bion aggiunge una dimensione fondamentale: se chi si prende cura del bambin@ non riesce a contenere e trasformare le angosce, queste restano elementi grezzi, intrusivi, che non possono essere pensati.
Il bambin@, allora, non solo si colpevolizza, ma perde fiducia nella possibilità di comprendere e regolare le proprie emozioni. La vergogna si cristallizza come identità: “sono sbagliat@, punto”.
Verso la liberazione: rimettere in discussione la narrazione infantile
Lavorare su questi meccanismi in terapia significa riconoscere il peso delle storie che ci siamo raccontat@ per sopravvivere.
Spesso non è l’evento traumatico in sé, ma il significato affettivo che gli abbiamo attribuito a renderci prigionier@. Mettere in dubbio la convinzione: “non ero degn@ → per questo mi hanno trattat@ così”, apre la possibilità di una nuova narrativa. Non per sminuire il dolore, ma per restituire dignità al nostro sentire originario.
Conclusione: dissociarsi dalla voce del genitore interno e riparentarsi
Ovviamente, il genitore perfetto non esiste. E nemmeno il nostro concetto infantile di “giusto” o “sbagliato” riesce a cogliere la complessità.
Da bambin@ non possiamo comprendere che anche i nostr@ genitor@ abbiano avuto una storia, un karma, traumi non elaborati e, a loro volta, genitor@ emotivamente incompetenti.
Ma la guarigione non passa attraverso la giustificazione o l’accusa. Quello che davvero conta è riconoscere e separarsi dalla voce interiorizzata del genitore giudicante, freddo, assente o svalutante, e iniziare a coltivare dentro di sé una figura interiore nuova: un genitore amorevole, empatico e presente.
Questa pratica di riparenting – il prendersi cura del proprio bambin@ interiore con nuove qualità affettive – è uno dei passaggi fondamentali nella BodyMind Therapy. È così che si ricostruisce la fiducia, si lenisce la vergogna e si ritrova uno spazio interno in cui potersi sentire finalmente al sicuro, accolti, degni.



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