Nel nostro percorso per liberarci dal groviglio delle nostre emozioni non riconosciute e di quelle che proviamo per conto degli altri, molte persone attraversano tipicamente quattro fasi. È importante comprendere che questo processo di sviluppo di solito non è lineare. A seconda della dinamica nelle nostre relazioni, della nostra consapevolezza individuale e del tema in questione, ci troviamo ora in una fase, ora in un'altra. Anche apparenti "passi indietro" non sono insoliti; segnalano che ci sono ancora aspetti che richiedono la nostra attenzione e elaborazione.
➽ Prima fase: Dipendenza Emotiva
In questa fase, crediamo di essere responsabili per i sentimenti degli altri e ci sentiamo obbligati a occuparci della loro felicità. Spesso non siamo consapevoli dei nostri veri sentimenti o non ci permettiamo di percepirli. Al contrario, spesso "usiamo" l'altra persona e la relazione per distrarci dai nostri veri sentimenti spiacevoli, causati dai bisogni che non ci siamo permessi di soddisfare. Questo può portare a un ciclo di dipendenza emotiva, in cui la nostra attenzione è costantemente rivolta verso l'esterno, trascurando i nostri bisogni e sentimenti interiori.
➽ Seconda fase: Ribellione
Questa fase assomiglia a un braccio di ferro nelle relazioni, poiché spesso si verifica una lotta di potere. Tuttavia, questi conflitti possono essere utili per sviluppare nuovi rapporti di forza non tossici. In questa fase, riconosciamo l'alto costo che comporta assumersi la responsabilità dei sentimenti altrui e soddisfarli a nostro discapito. Ci ribelliamo contro l´altra persona e/o i nostri abituali schemi comportamentali. Quando qualcuno ci mostra il suo dolore, reagiamo spesso con ribellione e irritazione, dicendo cose come "Questo è il tuo problema, non sono responsabile dei tuoi sentimenti". È un passo importante nello sviluppo riconoscere i propri sentimenti, bisogni e richieste e saperli comunicare.
➽ Terza fase: "Prima Io"
In questa fase ci rendiamo conto di quanto poco siamo in contatto con il nostro vero sé e di quanto poco accesso abbiamo alla nostra vera vitalità. Ci rivolgiamo all'interno, iniziando a cercare e esplorare noi stessi. All'esterno, spesso appariamo arrabbiati, irritati e apparentemente "egoisti". Esplorare i nostri bisogni e sentimenti autentici è accompagnato da paure, vergogna e sensi di colpa. Viviamo reazioni critiche dal nostro ambiente abituale, ci sentiamo disorientati e ci concentriamo intensamente sulle nostre esperienze interne. In questa fase di transizione vulnerabile, viviamo una sorta di energia narcisistica che ci aiuta a proteggerci contro le resistenze interne ed esterne e a costruire nuovi confini, sviluppando così una maggiore fiducia in noi stessi.
➽ Quarta fase: Autarchia Emotiva e Situazione Win-Win Consensuale
Raggiungiamo una fase in cui possiamo stare fermi nella nostra filosofia di vita e dignità. Ciò ci consente di sviluppare la libertà interiore di ascoltare i sentimenti e i bisogni degli altri con empatia invece che con paura, colpa o vergogna. Diventiamo consapevoli che non possiamo soddisfare i nostri bisogni a spese degli altri. Sviluppiamo il nostro codice etico personale e siamo in grado di attenerci flessibilmente ad esso.
Domande per la Riflessione
Per iniziare il processo che porta da relazioni tossiche a relazioni sane, vi invitiamo a riflettere su quanto segue:
Prima fase:
Come si manifesta la "dipendenza emotiva" in te?
In quali temi sospetti una forte identificazione con una figura di riferimento (solitamente madre o padre)?
Quali pericoli vedi in ciò? Quali possibilità ci sono per una comunicazione più soddisfacente?
Seconda fase:
Come esprimi la tua ribellione?
Cosa funziona già a tuo favore e cosa no?
Quali possibilità di sviluppo vedi?
Terza fase:
Come reagisci quando vivi la tua vulnerabilità?
Quali pensieri e "voci" ti accompagnano quando sei in contatto con i tuoi sentimenti e bisogni?
Che qualità hanno? Sono duri, taglienti, implacabili o forse gentili e apprezzanti?
Cuarta fase:
Ci sono aree nella tua vita in cui ti sei già emancipato?
Come si manifesta la tua "autarchia emotiva" in queste aree?
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