Il Diaframma in Psicoterapia Corporea: Regolazione attraverso il Respiro
- Enrico Fonte

- 16 ago
- Tempo di lettura: 5 min

Tra tutti i muscoli del corpo umano, ce n’è uno che merita una particolare attenzione: il diaframma toracico. Invisibile agli occhi ma essenziale per la vita, non solo ci fa respirare, ma regola in profondità energia, emozioni, concentrazione e vitalità. È un vero snodo psicofisico, capace di funzionare sia come acceleratore che come freno, e persino come contenitore delle nostre memorie corporee più antiche.
Il diaframma non è solo il motore della respirazione, ma anche il muscolo che più di ogni altro ci accompagna nelle transizioni: tra calma e attivazione, tra tensione e rilascio, tra chiusura e apertura.
In questo articolo esploriamo il suo ruolo dal punto di vista fisiologico e psicologico, seguendo anche il filo delle fasi evolutive dello sviluppo umano, in particolare attraverso la lente del modello Bodynamic, che integra corpo e psiche in un'unica lettura funzionale【1】.
Il diaframma e le fasi della crescita
Nel nostro sviluppo, il diaframma è molto più che un muscolo respiratorio. Durante i primi anni di vita, contribuisce a formare la nostra relazione con il mondo e con noi stessi.
Nei primi mesi – la fase della fiducia di base secondo lo psicologo Erik Erikson【2】 – il respiro profondo che coinvolge il diaframma aiuta il neonato a sentirsi contenuto e al sicuro. Il contatto tra caregiver e bambino, il ritmo, la presenza e il calore, vengono interiorizzati anche attraverso il respiro. Quando il contatto è frammentato, il diaframma può irrigidirsi, creando una tensione che diventa parte della memoria del corpo.
Con il tempo, tra uno e tre anni, il bambino entra nella fase dell’autonomia. Qui il diaframma assume una nuova funzione: lo aiuta a gestire l’energia crescente del “faccio da solo”. Se il bambino si sente accolto nella sua esplorazione, il respiro si amplia, e il diaframma resta mobile. Se invece incontra vergogna o controllo, può iniziare a trattenere. Il diaframma si irrigidisce per contenere emozioni troppo grandi da gestire da soli.
Dai tre ai sei anni, il bambino sviluppa l’iniziativa: vuole agire, creare, esprimere. Il diaframma ora diventa un vero modulatore dell’energia. Se è libero, sostiene l’azione spontanea e la connessione con le emozioni. Ma se è bloccato, può trattenere non solo il respiro, ma anche il desiderio, la rabbia, l’entusiasmo. Questa tensione, spesso silenziosa, si accumula negli anni e può riemergere in forma di ansia o disagio corporeo più avanti nella vita.
Il diaframma come acceleratore
Quando funziona bene, il diaframma ci dà energia. Ogni respiro profondo porta ossigeno alle cellule, aumenta la produzione di energia (ATP), stimola la lucidità mentale e l’attenzione【3】. La respirazione ritmica influenza direttamente il cervello, attivando aree legate alla vigilanza e alla concentrazione【4】.
Ma c’è di più. Il diaframma lavora in sinergia con gli addominali profondi per stabilizzare il tronco. Questo migliora la postura, riduce gli sforzi inutili e fa sì che il corpo possa attivarsi con efficienza. Quando il respiro scorre e la postura è solida, ci sentiamo presenti, forti, pronti a muoverci nel mondo.
Un altro aspetto affascinante riguarda la “coerenza fisiologica”: quando il ritmo del respiro è armonico, anche il cuore e il sistema nervoso si sincronizzano. Questo stato di equilibrio interno potenzia la prontezza, la chiarezza mentale e la resilienza emotiva【5】.
Il diaframma come freno naturale
Allo stesso tempo, il diaframma è anche il muscolo del rallentamento. Quando espiriamo lentamente e profondamente, inviamo un segnale di calma al sistema nervoso. Il cortisolo si abbassa【6】, la frequenza cardiaca rallenta e il corpo si sposta in modalità “riposo e digestione”.
Questo effetto è mediato dal nervo vago, che attraversa il diaframma e si attiva proprio con l’espirazione consapevole. È grazie a questo meccanismo che possiamo usare il respiro per placare l’ansia, la rabbia, l’agitazione. È un sistema di autoregolazione emotiva che abbiamo incorporato biologicamente, ma che spesso dimentichiamo di usare.
In contesti traumatici o di forte stress prolungato, il diaframma tende a irrigidirsi cronicamente【7】. Questo irrigidimento è una risposta di protezione: il corpo trattiene, si chiude, si difende. Imparare a rieducare il diaframma – con il respiro, il tocco, il movimento – può aiutare ad uscire da stati di blocco, e a ritrovare uno spazio interno di sicurezza.
L'esperienza: respiro nei lati del torace
Un esercizio semplice, tratto dal lavoro somatico della scuola Bodynamic, può aiutare a riconnettersi con il diaframma e migliorare la regolazione interna. Si chiama “Respiro nei lati del torace”.
Puoi farlo sedutə o sdraiatə, in un ambiente tranquillo. Appoggia le mani ai lati del torace, proprio sotto le ascelle. Inizia a respirare lentamente dal naso, cercando di mandare l’aria verso le mani. Immagina che le costole si allarghino come le ali di una fisarmonica, spingendo delicatamente le mani verso l’esterno. Quando espiri, lascia che le mani tornino indietro con il movimento naturale delle costole. Ripeti per alcuni minuti, senza forzare nulla, lasciando che il corpo trovi il suo ritmo.
Questo esercizio, se fatto con regolarità, aiuta a rendere il diaframma più mobile, a sciogliere tensioni emotive e ad aumentare la capacità di centrarsi nel corpo.
Un grazie speciale a Bodynamic International per l’insegnamento di questo esercizio e l’integrazione tra muscoli, sviluppo e psicologia somatica.
Il diaframma e la memoria emozionale
Nelle terapie corporee si osserva spesso che il rilascio del diaframma porta con sé reazioni intense: pianto, tremore, immagini, ricordi. Questo perché il respiro è legato profondamente alla memoria implicita, quella che non passa dalla parola ma è registrata nel corpo【8】. Liberare il diaframma può significare anche liberare emozioni congelate, che aspettano solo un luogo sicuro per emergere e integrarsi.
Cosa dice la ricerca
Negli ultimi anni, diversi studi hanno confermato ciò che le pratiche somatiche sanno da tempo. Un training di respirazione diaframmatica di otto settimane ha mostrato effetti significativi su attenzione, riduzione del cortisolo e calo delle emozioni negative【9】.
Altri studi hanno evidenziato come il respiro influenzi direttamente il sistema nervoso centrale, la pressione intracranica, il dolore, e persino la circolazione cerebrale【10】. È ormai chiaro che respirare bene non è solo una questione di salute fisica, ma un accesso diretto al benessere integrato.
In sintesi
Il diaframma è il nostro muscolo di confine: tra attivazione e calma, tra corpo e psiche, tra passato e presente.
Quando funziona bene, ci sostiene con energia e lucidità. Quando ha bisogno di rilassarsi, ci guida verso il riposo e la rigenerazione. E quando si libera, spesso ci restituisce pezzi importanti di noi stessə.
Allenarlo – o meglio, ascoltarlo – è una pratica semplice ma potente. Bastano pochi minuti al giorno per cominciare a sentire la differenza. Un respiro alla volta, il corpo ci ricorda che c’è un altro modo di stare al mondo: più calmo, più presente, più vitale.
Fonti
Marcher, L. & Fich, S. (2009). Body Encyclopedia – Bodynamic Analysis
Erikson, E. (1950). Childhood and Society
Ma, X., Yue, Z., Gong, Z., et al. (2017). The effect of diaphragmatic breathing on attention, negative affect and stress
Jerath, R., Jensen, M. (2025). Cardio-Respiratory-Cortical-Limbic Network
Thayer, J.F. et al. (2012). Heart rate variability and health: A neurovisceral integration perspective
Streeter, C.C., Gerbarg, P.L., et al. (2012). Effects of yoga on the autonomic nervous system, gamma-aminobutyric-acid, and allostasis in epilepsy, depression, and post-traumatic stress disorder
Levine, P. (2010). In an Unspoken Voice: How the Body Releases Trauma and Restores Goodness
van der Kolk, B. (2014). The Body Keeps the Score
Ma et al., vedi sopra
PMC 6070065 – The Influence of Breathing on the Central Nervous System



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