I piedi come porta al qui e ora – e come aprirla
- Enrico Fonte
- 14 ore fa
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In molti stati psicologici perdiamo il contatto con il momento presente. I pensieri si aggrovigliano intorno al passato – spesso accompagnati da senso di colpa o tristezza – oppure si proiettano nel futuro, alimentati da preoccupazioni, aspettative o paura.
Il corpo diventa secondario, l’attenzione si concentra nella testa. Le estremità, in particolare i piedi, smettono quasi di essere percepite. Si entra in uno stato di disincarnazione interiore – una sensazione di essere disconnessə da sé stessə.
Piedi e radicamento nella psicoterapia corporea
Per comprendere meglio questa dinamica corpo-mente, è utile riferirsi ad alcuni modelli fondamentali della psicoterapia corporea, come il concetto di grounding sviluppato da Alexander Lowen o le funzioni dell’Io nel sistema Bodynamic di Lisbeth Marcher. Questi approcci mostrano chiaramente come il radicamento sia un’esperienza concreta e corporea, che si può attivare – e sentire – proprio attraverso i piedi.
Il grounding come esperienza tangibile
Il grounding, o radicamento, offre un ritorno immediato e tangibile al momento presente. Non avviene attraverso il pensiero, ma attraverso la percezione diretta: la pressione del suolo sotto i piedi, il peso sui talloni, il movimento delle dita.
Quando si ristabilisce il contatto con i piedi, il flusso incessante dei pensieri si interrompe, torna l’orientamento, cresce il senso di sicurezza. Le domande che emergono non sono concetti astratti, ma impulsi radicati nel corpo: Dove sono ora? Cosa mi sostiene? Cosa è reale?
Nella Bodymind Therapy i piedi vengono utilizzati come chiave terapeutica per riattivare la connessione con sé. Sono fondamentali per sperimentare stabilità, autonomia, direzione, protezione, sostegno e senso della realtà – competenze psicocorporee che si sviluppano nel corpo prima ancora del linguaggio.
Radicamento e percezione attraverso i piedi
Radicamento e contatto con la realtà non sono funzioni mentali, ma iniziano nella relazione con il suolo. I piedi inviano segnali costanti sul peso, sull’equilibrio e sulla posizione. Stare in piedi significa sentire sé stessə. Camminare significa entrare in azione. Bilanciarsi significa percepirsi nel presente. Esperienze fisiche che aiutano anche l’anima a ritrovare “terra sotto i piedi”.
Movimento, protezione e fiducia attraverso i piedi
Autonomia e direzione emergono dal movimento. I piedi esprimono decisione: andare avanti, fermarsi, voltarsi. Camminare diventa un gesto simbolico: Scelgo io la mia direzione. Questi movimenti liberano spazio interno, attivano risorse e rafforzano il senso di autoefficacia.
Anche protezione e confine si manifestano attraverso i piedi. Movimenti come lo stompare, il respingere o il calciare sono espressioni archetipiche per affermare il proprio spazio. Nella pratica somatica, questi impulsi possono essere risvegliati e reintegrati in modo sicuro, dando forma a una nuova qualità di presenza e autodeterminazione.
Un altro aspetto centrale è il senso di sostegno e fiducia. Sentire il terreno sotto i piedi permette di fidarsi – non solo del proprio corpo, ma anche della vita. Chi non ha sperimentato un contenimento stabile nelle prime fasi dello sviluppo mostra spesso, da adultə, instabilità nella postura o scarso tono muscolare nei piedi.
Il lavoro terapeutico attraverso attivazione e consapevolezza può aiutare a recuperare questa esperienza di base.
Piedi e radicamento nella ricerca e nello sviluppo
Studi psicologici confermano che la consapevolezza dei piedi ha effetti misurabili sul benessere emotivo. Uno studio dell’Università di Oxford (Barrett et al., 2010) ha mostrato che persone che camminano scalze o prestano attenzione alle piante dei piedi durante situazioni stressanti registrano livelli più bassi di cortisolo e una maggiore sensazione di chiarezza e radicamento.
Anche dal punto di vista dello sviluppo infantile i piedi rivestono un ruolo chiave. Azioni come scalciare, spingere o fare i primi passi sono strettamente legate alla costruzione dei confini dell’Io e dell’orientamento nello spazio. Secondo Trevarthen e Aitken (2001), questi movimenti precoci costituiscono le fondamenta della percezione incarnata del sé – influenzando come ci relazioniamo al mondo e a noi stessə.
Per questo nella Bodymind Therapy utilizziamo e insegniamo pratiche come la riflessologia plantare e esercizi somatici: il movimento consapevole delle dita dei piedi, lo stompare ritmico con i talloni o il camminare scalzə su superfici differenti. Queste tecniche migliorano la circolazione, stimolano il sistema nervoso autonomo e rafforzano la percezione dei confini corporei e dello spazio personale. Quando i piedi tornano caldi, vivi e sensibili – spesso anche l’esperienza emotiva si trasforma.
Quando i piedi tornano percepibili, si apre una porta: verso il corpo, verso la regolazione interna, verso il momento presente. I piedi non sono solo strumenti di movimento – sono una via di accesso alla sicurezza interiore, all’orientamento e alla forza d’azione. Non qualcosa da pensare, ma da sentire.
Fonti:
Barrett, L.F., Lindquist, K.A., & Gendron, M. (2010). Grounding the body: Cortical and affective responses to bodily contact. Social Cognitive and Affective Neuroscience, 5(4), 425–433.
Trevarthen, C., & Aitken, K.J. (2001). Infant intersubjectivity: Research, theory, and clinical applications. Journal of Child Psychology and Psychiatry, 42(1), 3–48.