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Saggezza in tempi complessi: Dalla volontà di potenza alla forza del servizio

Rappresentazione di un vecchio saggio in abiti antichi, profondamente immerso nella lettura di un libro — simbolo di saggezza, riflessione e intuizione.

La saggezza oggi non coincide più con la conoscenza accumulata né con la sola introspezione. È la trasformazione della volontà: dal desiderio di potenza all’urgenza di offrirla.

Nelle prime fasi dell’evoluzione psicologica e sociale — sia nelle persone che nelle civiltà — la volontà di potenza rappresenta la spinta fondamentale: affermarsi, elevarsi, distinguersi, competere, conquistare.

Questo stadio appartiene all’infanzia psicologica, ma anche a un lungo tratto della storia umana, amplificato da sistemi economici e culturali centrati sul neoliberismo, sull’individualismo e sulla ricerca della massimizzazione personale.


Ma ogni fase evolutiva, quando raggiunge il proprio limite, genera un cambiamento qualitativo della coscienza. La volontà di potenza smette di essere sufficiente quando il sé riconosce l’insufficienza di vivere solo per sé stesso.

A quel punto emerge un nuovo orientamento: la potenza non è fatta per essere trattenuta, ma per essere messa al servizio. La coscienza inizia a chiedersi non “Come posso crescere io?”, ma “Che cosa posso generare? Quale impatto posso lasciare?”. È la maturità dell’onda che comprende di appartenere all’oceano.



Dalla volontà di potenza personale all’offerta transpersonale


La metafora di Osho chiarisce questo passaggio: finché un@ si percepisce come onda, ogni obiettivo nasce dalla necessità di definire la propria forma. Ma quando l’onda riconosce di essere acqua, la volontà cambia natura. Non è più una forza che afferma l’individuo, ma un movimento che nutre il campo.

L’identità non scompare: diventa relativa, si espande, si colloca nel flusso. La saggezza è la coscienza che agisce sapendo che ogni gesto si propaga nel tempo, toccando persone, relazioni, sistemi e generazioni.



La dimensione sistemica: riconoscere la propria potenza reale


La saggezza nasce da un riconoscimento radicale della propria potenza reale. Prima di offrirla, bisogna osservarla.

Comprendere le proprie capacità, inclinazioni naturali, competenze sviluppate, talenti nati spontaneamente ed esperienze trasformate in competenza emotiva. È inoltre necessario riconoscere fortuna e privilegi — non come colpa o merito, ma come risorse che attraversano la propria vita e diventano materiali di costruzione per chi verrà dopo.


Questo primo passo apre la porta al successivo: il decentramento.

Quando l’identità non è più l’unico centro decisionale, si inizia a vedere la rete di relazioni in cui si è immersi. La coscienza comprende che la forma dell’onda è temporanea, mentre la sostanza dell’acqua è condivisa.

Qui si apre la dimensione sistemica: ogni scelta contribuisce a un campo che si estende oltre l’individuo. Questo campo non è astratto: è fatto di fenomeni biologici, emotivi, culturali e simbolici che si nutrono a vicenda. La saggezza diventa la bussola che orienta l’individuo in questo intreccio.


L’apertura allo spazio transpersonale


Quando la mente riconosce di essere parte di una rete così vasta, avviene il passaggio decisivo: l’apertura allo spazio transpersonale. Il transpersonale non è un’aggiunta mistica alla psicologia, ma il risultato naturale della percezione sistemica.

È la dissoluzione della convinzione che il sé sia confinato al proprio corpo o alla propria biografia. La coscienza inizia a percepirsi come nodo di un processo più ampio: culturale, ecologico, simbolico, evolutivo.

L’identità diventa un’espressione temporanea del tutto, non il suo centro.



La pratica quotidiana della saggezza


Questo processo richiede allenamento. Si coltiva attraverso pratiche concrete:


  • Vedere la propria potenza come risorsa condivisibile: riconoscere che ogni forza, talento, fortuna e privilegio può diventare un seme, non solo un vantaggio.


  • Adottare la prospettiva lunga: osservare le conseguenze delle proprie azioni non solo oggi, ma tra dieci, venti o cinquanta anni. Pensare come antenati, non solo come individui.


  • Agire con responsabilità valoriale: scegliere ciò che crea qualità nel campo, non solo ciò che è conveniente. L’etica diventa la grammatica della saggezza.


  • Coltivare lo spazio transpersonale: dedicare tempo a pratiche contemplative, somatiche, estetiche o relazionali che dissolvono i confini dell’io e permettono di sentire la continuità tra sé e il mondo.


  • Creare opere che ci sopravvivono: relazioni solide, gesti etici, insegnamenti, contributi culturali, pratiche professionali e scelte ecologiche.

Ogni gesto che lascia traccia appartiene alla logica dell’oceano. La saggezza è trasformazione attiva, non riflessione passiva.



L’archetipo dell’Antico Saggio come impatto transgenerazionale e soglia verso il transpersonale


Questo archetipo rappresenta il momento in cui la coscienza individuale diventa capace di vedere la realtà come un intreccio dinamico di sistemi. La saggezza non è più una caratteristica psicologica, ma una forma di percezione.

È la capacità di vedere cause ed effetti come onde che si propagano nel tempo, raggiungendo generazioni future, comunità, studenti, figli e persone non ancora nate.


Nel livello “giallo” della Spiral Dynamics, questa coscienza appare come integrazione valoriale: nessuno stadio della propria storia evolutiva viene rifiutato; tutti vengono trascesi e inclusi in una visione complessa e responsabile.

Ken Wilber mostra come la coscienza integrale emerga una volta che tutti gli stadi precedenti sono stati attraversati, compresi e integrati. A quel punto una persona non agisce più solo per sé stessa, ma come parte di una trama evolutiva che supera la propria biografia.



La prospettiva Bodymind: rendere tangibile la saggezza


Nella prospettiva Bodymind tutto questo diventa concreto. Il corpo viene percepito come nodo di una rete evolutiva. Le emozioni si rivelano memorie transgenerazionali. Le posture raccontano storie genealogiche.

La guarigione di una persona modifica il campo emotivo e simbolico delle generazioni successive.


L’Antico Saggio diventa così un mediatore tra epoche: portatore di memoria e visione, custode di cicli, colui che interrompe antiche sofferenze, creatore di spazi futuri.

È la funzione della coscienza che integra la dimensione personale, transgenerazionale e transpersonale in un unico movimento

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