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Il giudice interiore: come evolve la nostra coscienza morale


Donna con lo sguardo abbassato, figura-ombra dietro di lei che urla arrabbiata

Quasi tutte le persone, quando devono prendere una decisione importante, sentono una voce interiore. A volte è un bisbiglio che dice: “Non è giusto”, altre volte è un grido che accusa: “Hai sbagliato, devi fare meglio”.


Questa voce non viene dal nulla: è il nostro giudice interiore, una parte di noi che valuta il nostro comportamento e decide se è “giusto” o “sbagliato”.


In psicologia, questa voce viene chiamata Super-Io. Nella Body-Mind Therapy, però, il Super-Io non è visto solo come un concetto mentale, ma come qualcosa che vive nel corpo: lo si può sentire nei muscoli tesi, nel respiro bloccato, nella postura irrigidita. È il risultato di esperienze vissute, regole interiorizzate e relazioni significative della nostra vita.


Questa “voce” non è sempre uguale. Cambia con noi. Può iniziare come un’autorità dura e punitiva, che ci controlla con paura o senso di colpa, e diventare col tempo una guida saggia e compassionevole.

In altre parole, il nostro senso del bene e del male evolve, passando da forme semplici e rigide a forme più complesse, capaci di includere punti di vista diversi.

 

Perché la Body-Mind Therapy si occupa del giudice interiore


L’obiettivo non è “farlo tacere”, ma comprendere da dove viene e come si è formato. Ogni versione del giudice interiore è legata a una fase della vita e a un modo specifico di proteggerci.

Il lavoro terapeutico serve a trasformarlo: da voce che punisce e limita a guida interiore che sostiene e orienta.

 

I sette stadi del giudice interiore


Nella Body-Mind Therapy, il giudice interiore si sviluppa attraverso sette stadi. Ognuno rappresenta un diverso modo di pensare al bene e al male, un diverso livello di complessità e apertura verso l’altro.

Questa visione si ispira anche agli studi di Lawrence Kohlberg, che ha descritto come la moralità umana passi da forme semplici a forme sempre più elaborate.


Ogni stadio ha una parte giudicante (il giudice interiore) e una parte giudicata (la parte di noi che subisce, reagisce o dialoga con quel giudizio).

 

  1. Parte giudicante: l’animale alfa – Super-Io della paura

    Parte giudicata: l’animale interiore

    (Kohlberg: morale preconvenzionale, stadio 1 – obbedienza per evitare la punizione)

    Il giudice interiore agisce come un capo branco che impone la propria volontà con la forza. Si obbedisce per evitare punizioni o danni. Il corpo è in costante allerta: spalle contratte, respiro corto, muscoli pronti alla reazione.


    Esempio: unə bambinə che non prende un biscotto per paura che l’adultə lo sgridi.


  2. Parte giudicante: i genitori interiori – Super-Io della colpa affettiva

    Parte giudicata: il bambino interiore

    (Kohlberg: morale preconvenzionale, stadio 2 – agire per interesse personale e mantenere legami)

    La paura non è più quella della punizione fisica, ma di perdere l’affetto. Si è “buoni” per non deludere chi amiamo o per evitare il rifiuto. Nel corpo, questo può apparire come petto chiuso e respiro trattenuto, proteggendosi da una possibile perdita

    Esempio: fare un favore solo per non essere esclusə dal gruppo.


  3. Parte giudicante: il giudice esteriore – Super-Io della norma sociale

    Parte giudicata: l’eroe/soldato

    (Kohlberg: morale convenzionale, stadio 3 – desiderio di essere consideratə “brave persone”)

    La voce interiore è il riflesso delle regole sociali. “Si fa così perché gli altri lo vogliono” diventa il principio guida. Il corpo assume movimenti controllati, evitando gesti percepiti come inappropriati.


    Esempio: rispettare un rituale solo perché “è tradizione”, anche senza crederci davvero.

     

  4. Parte giudicante: il giudice interiore – Super-Io tradizionale

    Parte giudicata: il sovrano

    (Kohlberg: morale convenzionale, stadio 4 – rispetto della legge e dell’ordine sociale)

    In questo stadio le regole sono introiettate. Non vengono più seguite automaticamente, ma restano comunque percepite come richiesta di un dio onnipotente e onnisciente che le ha create e scritte in un testo sacro (Bibbia, Corano, Bhagavad Gita, ecc.). Il corpo è più aperto, anche se possono persistere tensioni legate alla responsabilità.


    Esempio: riconoscere che una legge è ingiusta, ma rispettarla comunque perché “volere di Dio”.


  5. Parte giudicante: il manager del successo – Super-Io performativo

    Parte giudicata: l’atleta campione

    (Kohlberg: morale postconvenzionale iniziale – contratto sociale)

    L’etica si intreccia con il concetto di “fare bene” e “ottenere risultati”. Si è moralmente validi se si raggiungono traguardi. Il corpo appare energico ma sotto costante pressione.


    Esempio: sentirsi “buona persona” perché si eccelle nel lavoro o nello sport.


  6. Parte giudicante: il giudice ideologico – Super-Io etico

    Parte giudicata: il giullare rivoluzionario

    (Kohlberg: morale postconvenzionale avanzata – diritti universali)

    La voce interiore è alimentata da ideali: giustizia, libertà, diritti. È uno stadio maturo, ma può rimanere disconnesso dall’esperienza corporea e relazionale. Il rischio è proclamare valori senza incarnarli, creando una frattura tra dire e fare.


    Esempio: difendere la libertà di parola, ma escludere chi ha opinioni diverse.


  7. Parte giudicante: il vero maestro interiorə – Super-Io integrato

    Parte giudicata: il vecchio saggio

    (Kohlberg: morale postconvenzionale – principi etici universali)

    Il giudice interiore non punisce più: orienta. Le scelte derivano da una coerenza profonda percepita nel corpo come calma e apertura. Il bene e il male non sono regole imposte, ma esperienze incarnate.


    Esempio: agire per il bene di tuttə, anche a costo di un sacrificio personale.

 

Il percorso nella Body-Mind Therapy


In terapia, non si cerca di cancellare il giudice interiore, ma di accompagnarlo nella sua evoluzione. Quando diventa un “vero maestro interiorə”, si agisce con integrità non per paura o bisogno di approvazione, ma per un senso autentico di connessione e rispetto. È un processo lungo e impegnativo, che può durare tutta la vita.


Nel frattempo, il senso di colpa può essere affrontato con un reality check, utilizzando le 3 regole morali ed etiche di base di Enrico e il corollario sui limiti del consenso.

 

Parte giudicante: le regole morali ed etiche di baseParte giudicata: la nostra coscienza in esame


  1. Faccio del male a me stessə?

    Rispetto della propria integrità fisica, psichica, emotiva e sociale. Il danno autoinflitto, anche mascherato da compiacenza o adattamento forzato, indebolisce il senso di valore personale.


  2. Faccio del male all’altrə?

    La relazione è uno spazio sacro: il consenso deve essere libero, informato, reversibile e non manipolato. Il danno morale nasce spesso dal mancato rispetto della soggettività altrui.


  3. Faccio del male all’ambiente?

    L’ambiente è parte del nostro corpo collettivo. Danneggiarlo rompe il legame con la realtà incarnata, generando alienazione e perdita di senso.


Corollario: se tu e l’altrə non potete dare consenso libero e consapevole al farvi del male, l’azione non è eticamente valida. Questo include sport estremi, pratiche sessuali consensuali ma rischiose, arti performative pericolose.

Non supera però le tre regole precedenti: l’ambiente non può “consensare”, minorenni e animali non comprendono le conseguenze, e il consenso non è valido in stati alterati (sonno, alcol, droghe).

 

Pensiero finale:


Quando la parte giudicante e quella giudicata imparano a dialogare, il giudice interiore si trasforma da carceriere a guida e protezione, e la morale diventa un sentiero vivo verso la libertà interiore e la realizzazione di ideali superiori.

 

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