Dipendenza affettiva: Il legame traumatico è come una slot machine
- Enrico Fonte

- 21 nov
- Tempo di lettura: 3 min

Cosa accade nel corpo nella dipendenza affettiva
I legami traumatici non agiscono solo sul piano psicologico, ma coinvolgono profondamente anche il sistema neurobiologico. Lo stress e le minacce relazionali attivano meccanismi di sopravvivenza nel sistema nervoso: quando una persona subisce umiliazioni, manipolazioni o aggressioni da parte di qualcunə di vicino, il sistema nervoso autonomo entra in uno stato di allarme – attacco, fuga o congelamento – mediato da ormoni dello stress come adrenalina e cortisolo.
In questo stato, il pensiero lucido viene drasticamente compromesso: la capacità di valutare la situazione in modo razionale si riduce, mentre l’intero organismo si orienta esclusivamente alla sopravvivenza. Questo spiega perché molte persone, in situazioni relazionali tossiche, si sentano confuse, paralizzate o incapaci di prendere decisioni chiare.
Perché il legame traumatico diventa una dipendenza
Ciò che rende il legame traumatico così insidioso è il sollievo che spesso segue a fasi di tensione estrema: dopo uno scoppio d’ira o una fase di rifiuto, possono arrivare scuse, momenti di tenerezza o promesse di cambiamento.
In questi istanti, il cervello viene inondato da segnali di ricompensa: dopamina, che genera euforia, e ossitocina, che rafforza il senso di fiducia e connessione.
Questo contrasto tra paura e sollievo genera un’altalena biochimica. Il corpo diventa letteralmente dipendente da questo schema, come se fosse una sostanza.
Il sistema dopaminergico funziona qui come nel gioco d’azzardo o nelle dipendenze da sostanze: la ricompensa imprevedibile aumenta il desiderio di “ancora”. L’ossitocina, che normalmente rafforza legami sicuri, in questi casi consolida paradossalmente la connessione con la fonte della sofferenza.
Il legame traumatico è come una slot machine
Non sai mai quando arriva la prossima ricompensa – ma è proprio questo a renderlo così potente. A volte c’è vicinanza, a volte silenzio, a volte rabbia o violenza. Poi, d’un tratto, arriva di nuovo affetto, attenzione, intimità.
Il cervello reagisce con lo stesso impulso di unə giocatorə d’azzardo: “forse stavolta vinco”. Il sistema di ricompensa si attiva, l’intelligenza emotiva viene disattivata.
Rinforzo intermittente: la dinamica più potente
Questo meccanismo si chiama rinforzo intermittente. In psicologia comportamentale, è uno dei modelli di condizionamento più potenti: la ricompensa arriva in modo irregolare, imprevedibile. Le ricerche mostrano che proprio questa imprevedibilità crea la forma di dipendenza più forte.
Nelle relazioni tossiche, questo significa che la persona coinvolta si abitua a:
• restare in allerta
• dare il massimo
• adattarsi costantemente
…nella speranza di ricevere, prima o poi, di nuovo amore o attenzione. Questi momenti di “premio” sono rari ma intensi – e per questo diventano irresistibili.
Come la dipendenza affettiva cambia il cervello
Ripetuto nel tempo, questo ciclo crea vere e proprie modifiche nel cervello. L’asse dello stress (asse HPA) resta costantemente attivo, i livelli di cortisolo rimangono elevati, e si osservano cambiamenti neurostrutturali:
• amigdala iperattiva (percezione continua di minaccia)
• ippocampo ridotto (memoria e orientamento alterati)
• corteccia prefrontale inibita (ridotta capacità decisionale e controllo degli impulsi)
Chi ha vissuto esperienze di cura imprevedibile o violenta nell’infanzia, sviluppa spesso un sistema nervoso predisposto a cercare relazioni simili nell’età adulta – non perché lo desidera razionalmente, ma perché il corpo è abituato a funzionare in quell’ambiente. Il sistema di ricompensa associa stress e affetto, pericolo e vicinanza.
Riconoscere e guarire dalla dipendenza affettiva
Così nasce una dipendenza affettiva, alimentata dal bisogno profondo di connessione ma intrappolata in un circuito che lega amore e dolore. Quando si prova a uscire da questo legame, emergono veri e propri sintomi da astinenza: insonnia, irrequietezza, sensazioni depressive – simili a quelli da droghe.
Ma in tutto questo risiede anche una chiave terapeutica: il corpo cerca sicurezza nella connessione. Il lavoro terapeutico può iniziare proprio da qui – con esperienze corporee di regolazione, relazioni sicure, contatto empatico e presenza.
Quando il sistema nervoso fa nuove esperienze di affidabilità, rispetto e calore, il circuito della dipendenza può essere trasformato.
Psicoterapia corporea moderna per la dipendenza affettiva
Gli approcci contemporanei di psicoterapia corporea accompagnano questo processo. Aiutano a sciogliere la dipendenza dalla tensione, a calmare il sistema nervoso e a creare nuove memorie relazionali – fino a quando l’animale interiore non sarà più dipendente dal pericolo, ma troverà riposo nel contatto sicuro.



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